Brano: [...]onenti del movimento. In tale riunione furono gettate le basi della « marcia su Roma » (v.) e,

a questo fine, fu deciso di rafforzare i rapporti tra i fascisti e gli industriali milanesi. Di lì a un mese, su iniziativa della Federazione industriale lombarda, venne infatti organizzato a Milano un convegno di rappresentanti delle organizzazioni padronali, al termine del quale una delegazione composta dai maggiori capitani d’industria [Targetti. Gino Olivetti, Stefano Benni, Alfredo Pirelli, Ponti) si incontrò con i capi del movimento fascista (tra cui Michele Bianchi e Mussolini), onde stabilire una più stretta intesa per la conquista del potere.

Il successivo 16 ottobre, nella sede del « Popolo d’Italia », si riunirono con Mussolini Cesare Maria De Vecchi, Emilio De Bono, Italo Balbo, Ufisse Igliori, nonché i generali Fara e Ceccherini, per concordare il piano dell’azione: mentre le schiere fasciste avrebbero « marciato » su Roma, Mussolini sarebbe rimasto a Milano per garantirsi la complicità del prefetto Lusignoli e del comandante del Corpo[...]

[...]ante del Corpo d’armata Cattaneo. Grazie a questa collaborazione, tra il 26 e il 28 ottobre Mussolini potè infatti realizzare il piano eversivo ed evitare l’arresto che pure, da Roma, era stato ordinato dal ministro degli Interni Taddei.

Oltre ad assicurarsi la complicità delle massime autorità milanesi, nei giorni della marcia su Roma Mussolini mantenne strettissimi rapporti con i maggiori industriali lombardi: Alberto Pirelli, Stefano Benni Gino Olivetti, Giuseppe De Capitani, d’Arzago, Giovanni Conti, Silvio Crespi. In un colloquio con alcuni di questi personaggi, il futuro duce rassicurò il padronato lombardo che il primo obiettivo dell’azione

fascista sarebbe stato il ripristino dell’« ordine » e della « disciplina » nelle fabbriche. Da parte sua, ^Associ azione Bancaria versò per il finanziamento dell’impresa due milioni di lire, cifra a quel tempo astronomica.

Il fascismo al potere

Anche se sottoposte a continue violenze, nel 1924 le masse popolari milanesi dimostrarono ancora la loro volontà di lotta votando compatte contro il [...]

Brano: [...]

Direttore della società Montecatini (v.) dal 1910, ne divenne presidente nel 1918, mettendosi in luce come uno dei maggiori esponenti del capitalismo monopolistico italiano, membro del Consiglio nazionale delle ricerche e del Consiglio superiore delle miniere.

Deputato alla Camera nel 1921, nel giugno 1922 fu tra i parlarfientari che sottoscrissero il manifesto delVAlleanza economica parlamentare, costituitasi sotto la presidenza dell’on. Gino Olivetti, segretario generale della Confindustria, per iniziativa di grandi industriali, di rappresentanti della proprietà fondiaria e di esponenti fascisti. Scopo evidente deH’AlIeanza era di demolire le residue velleità sociali dell’ala « rivoluzionaria » del fascismo, fa

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Brano: [...]a guida degli stabilimenti anche dopo la costituzione della repubblica dei soviet in Italia. (p. 27).

Complessa fu l’azione della famiglia Pirelli nel periodo successivo: ella favorì e finanziò lo squadrismo fascista, ma fino al 1925 mantenne rapporti con la Camera del lavoro, rimpiangendo le relazioni intrattenute con Filippo Turati nell’anteguerra. Il 13.10.1922, comunque, Alberto insieme al senatore Ettore Conti, ai deputati Stefano Benni, Gino Olivetti e Raimondo Targetti (presidente degli industriali), si rivolgeva al prefetto di Milano Alfredo Lusignoli, chiedendo un intervento di Giovanni Giolitti, e la formazione di un governo forte, capace di far fronte alla situazione finanziaria e di incanalare W fascismo. La crisi economica del 1921 non intaccò la solidità finanziaria e produttiva del gruppo, anzi gli consentì di riportare « ordine » nell’àzienda, licenziando nèlla sola Milano oltre 4.000 dipendenti, liquidando le produzioni originate dalla necessità del conflitto e spezzando, con l’aiuto delle squadre fasciste, la resistenza operai[...]